Escursione a Castel Pagano in Capitanata - Puglia
XV Giornata Pugliese dell'Escursionismo a Castel Pagano - Gargano
Tempo: 6,00 h;Percorso: 20,00 km circa;
Difficoltà percorso: medio;
Tipo percorso: sterrato, asfalto, fuori pista.
Da visitare: Grotta della femmina, punto panoramico Croce III Millennio, Castel Pagano.
Guarda il video del percorso |
Ulteriori informazioni: Zaino & Scarponi FB, Michele Fabio Ferro FB
In occasione della XV Giornata Pugliese dell'Escursionismo gli organizzatori hanno avuto la splendida idea di dedicarla al Gargano. Escursione A/R, molto panoramica sulla Valle di Stignano, inizia dal Centro Servizi SAMAN. Dopo i primi 500 mt di salita troviamo il primo punto panoramico, si prosegue fino alla Grotta della Femmina, a Km 1,4 circa dalla partenza, saliamo ancora fino a 480 mt slm e a circa 3,2 raggiungiamo l'altro punto panoramico della Croce del III Millennio. qui è possibile apprezzare un fantastico panorama, ideata e costruita da Antonio Montorio e dedicata in ricordo degli operai caduti sul lavoro nelle cave, la Croce è stata costruita con pezzi riciclati da vecchie grù, il percorso per giungervi ci regala scenari fantastici sul Tavoliere delle Puglie, il lago di Lesina e le isole Tremiti, i Monti Dauni e la Maiella. Da questo punto calcoliamo una bella passeggiata di circa Km 7, fino a raggiungere quota 620 mt slm per poi ridiscendere fino a 545 mt slm dove sono ubicati i resti di Castel Pagano. |
Le rovine del castello anche se appartengono al territorio di Apricena, da un punto di vista storico sono legate maggiormente a San Marco in Lamis e al convento di Stignano. Lo sperone del Gargano su cui è ubicato il castello, praticamente domina tutta la Valle di Stignano e il territorio circostante, la visione panoramica è da mozzafiato e per certi aspetti, ricorda molto un altro castello di Federico II, anch'esso diroccato, che domina la fossa bradanica: il Garagnone.
Castel Pagano è situato sulle prime propaggini del Gargano e dista da Apirena in linea d'aria verso sud-est all'incirca 7 Km.
Il sito è caratterizzato da notevoli valenze paesaggistiche ed ambientali.
L'insediamento, di origine medievale, attestato già dall'XI secolo come Castri Pagani, può riassumersi nell'immagine del piccolo centro abitato che si addossa al castello posto sul punto più alto della dorsale montuosa.
Il massimo splendore di Castel Pagano è riferibile all'epoca federiciana; Federico II è ricordato come il più grande costruttore di castelli del Medioevo in Capitanata, e a tale periodo si stima che la popolazione era di circa 500 abitanti.
La sua collocazione strategica di controllo del territorio, da una posizione dominante della sottostante pianura, ne ha definito la storia fin dalla notte dei tempi.
Brevi cenni storici su Castel Pagano
Eretto a difesa del versante occidentale del Gargano e dell'antico borgo, in posizione strategica sul tavoliere e sulla Valle di Stignano, questa grande costruzione, quasi una piccola cittadella, presenta una imponente cortina muraria quadrangolare molto degradata con torri angolari, di cui una quadrata alta circa sette metri e una circolare alta cinque.
Le sue origini sono misteriose come i sui ruderi; da una parte il suo nome ricorda le scritture delle antiche divinità, dall'altra il popolo saraceno, che probabilmente la abitò.
Soggetto al conte Enrico, poi alla signoria di Rinulfo, Caste Pagano fu conquistato da Lotario III e nel 1177 fece parte dell'Onor Montis Sancti Angeli.
Federico II, che scelse il casale ai suoi piedi (l'attuale Apricena) come punto di sosta per la caccia al cinghiale e l'addestramento dei falchi, vi tenne una guarnigione saracena a difesa del promontorio e delle residenze di caccia.
Nel 1496 passò ai Pappacoda; conquistato nel 1580 da Antonio Brancia, nel 1768 divenne proprietà del principe Cattaneo di Sannicanaro.
L'abbandono di Castel Pagano avvenne nella prima metà del XVI secolo, ben prima del terribile terremoto del 1627, che assesterà il colpo di grazia all'ormai desolato borgo medievale, distruggendolo quasi completamente. Infatti, già nei primi mesi del 1542 Castel Pagano risulta disabitato.
In un posto così incantato non poteva di certo mancare la leggenda, anzi, in verità sono numerose, ma le principali sono due, le altre sono delle varianti.
Castel Pagano è situato sulle prime propaggini del Gargano e dista da Apirena in linea d'aria verso sud-est all'incirca 7 Km.
Il sito è caratterizzato da notevoli valenze paesaggistiche ed ambientali.
L'insediamento, di origine medievale, attestato già dall'XI secolo come Castri Pagani, può riassumersi nell'immagine del piccolo centro abitato che si addossa al castello posto sul punto più alto della dorsale montuosa.
Il massimo splendore di Castel Pagano è riferibile all'epoca federiciana; Federico II è ricordato come il più grande costruttore di castelli del Medioevo in Capitanata, e a tale periodo si stima che la popolazione era di circa 500 abitanti.
La sua collocazione strategica di controllo del territorio, da una posizione dominante della sottostante pianura, ne ha definito la storia fin dalla notte dei tempi.
Brevi cenni storici su Castel Pagano
Eretto a difesa del versante occidentale del Gargano e dell'antico borgo, in posizione strategica sul tavoliere e sulla Valle di Stignano, questa grande costruzione, quasi una piccola cittadella, presenta una imponente cortina muraria quadrangolare molto degradata con torri angolari, di cui una quadrata alta circa sette metri e una circolare alta cinque.
Le sue origini sono misteriose come i sui ruderi; da una parte il suo nome ricorda le scritture delle antiche divinità, dall'altra il popolo saraceno, che probabilmente la abitò.
Soggetto al conte Enrico, poi alla signoria di Rinulfo, Caste Pagano fu conquistato da Lotario III e nel 1177 fece parte dell'Onor Montis Sancti Angeli.
Federico II, che scelse il casale ai suoi piedi (l'attuale Apricena) come punto di sosta per la caccia al cinghiale e l'addestramento dei falchi, vi tenne una guarnigione saracena a difesa del promontorio e delle residenze di caccia.
Nel 1496 passò ai Pappacoda; conquistato nel 1580 da Antonio Brancia, nel 1768 divenne proprietà del principe Cattaneo di Sannicanaro.
L'abbandono di Castel Pagano avvenne nella prima metà del XVI secolo, ben prima del terribile terremoto del 1627, che assesterà il colpo di grazia all'ormai desolato borgo medievale, distruggendolo quasi completamente. Infatti, già nei primi mesi del 1542 Castel Pagano risulta disabitato.
In un posto così incantato non poteva di certo mancare la leggenda, anzi, in verità sono numerose, ma le principali sono due, le altre sono delle varianti.
Seconda leggenda Il Ponte di Cuoio Di questa leggenda ci sono diverse versioni. Prima versione Castelsaraceno, sarebbe stato costruito infatti per volontà di un nobile musulmano, che si era stabilito in Capitanata. Al principe guerriero Mobam, o Mohan o più probabilmente Mohammad, fanno capo le dicerie fiorite intorno alla dimora fortificata. Invaghitosi di una nobile fanciulla cristiana, l’avrebbe segregata per gelosia nella fortezza. E da quella prigione così elevata la ragazza sembra non si sia mai più allontanata. Tanto è vero che vi starebbe tuttora, come dimostrano le apparizioni di veli bianchi ed ombre misteriose registrate nel corso dei secoli, fino ai nostri giorni. tratto dal periodico Il Mosaico, ITAS - San Severo Seconda versione In un altro lavoro, “Il ponte di cuoio”, Saverio La Sorsa e Giuseppe D’Addetta offrono una diversa interpretazione della storia del signore saraceno di Castelpagano, innamorato di una principessa di origine romana la cui famiglia abitava il castello di Pianezza sul Monte della Donna. Le due alture erano separate dalla valle, ma oltre all’ampio solco di Stignano, invaso da vipere e rovi, anche la religione ostacolava l’unione. Mohan però avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere la ragazza, anche rapirla. Per tenerlo a freno, i genitori gli proposero una condizione matrimoniale difficile da realizzare: la costruzione di un ponte tra i due castelli, per superare arbusti spinosi e serpenti. A quel progetto, il saraceno sacrificò l’intero patrimonio e tutti i beni della zona, ma non bastarono i boschi abbattuti per realizzare pali e traverse e i bovini macellati per ricavare cordami di cuoio: il ponte rimase incompiuto e il territorio di Stignano completamente impoverito di risorse. Povero e abbandonato da tutti, Mohan si lasciò morire rimanendo sulla cima della rocca con gli occhi rivolti verso il lontano Monte della Donna. Ancora oggi, si dice che, girando tra i resti di Castelpagano, quando la valle viene infuocata dal tramonto, e un leggero vento attraversa la valle, un vago lamento si sente levare dalla torre: è il pianto di Mohan. tratto dal periodico Il Mosaico, ITAS - San Severo Terza versione Di questa storia esiste una versione a buon fine. Il giovane principe Mohan incontrò sulle sponde del torrente Jana la giovane Dolcebruna, figlia del principe cristiano Del Brancia, signore di Voltapianezza. Chiesta la mano, il principe Mohan si trova a dover affrontare una insolita e quasi irrealizzabile richiesta: costruire un ponte di cuoio che collegasse le due rocche di Castelpagano e Voltapianezza. Anche in questo caso Mohan, spinto dall’amore, si mise all’opera per progettare e realizzare il leggendario ponte, impiegando genieri e pontieri abili, conciatori provetti, calderari e funai esperti. Con più ancoraggi venne fissato alla roccia del castello e al monte stesso l’aggancio di base delle funi dei tiranti del ponte, adagiato sul dorsale della montagna. Migliaia di strisce e bande di cuoio vennero fissate dall’uno all’altro tirante, ponendo al centro il piano di calpestio in legno per tutte le quattro miglia che separavano la rocca moresca dal castello cristiano. Inoltre, per ogni miglio vennero fissate al terreno altre robuste funi dell’altezza media di 200 metri, per evitare il dondolare del lungo ponte. Terminata la struttura, centinaia di buoi, posti ai capi opposti dei lunghi tiranti delle carrucole, tirarono il ponte che slittò dolcemente sugli enormi scivoli e, dopo aver ondeggiato, si eresse congiungendosi a Voltapianezza. Così il principe Mohan percorse a piedi il ponte fino ad arrivare dal Del Brancia per riscuotere la promessa fatta: issò sul suo cavallo Dolcebruna, splendente di gioia, riattraversò il ponte, ritornando al suo castello, dove fu accolto dal popolo in festa. In questa storia si riscontrano dati che hanno una corrispondenza. Infatti, attraverso l’aerofotogrammetria, sarebbe stato trovato l’antico e scomparso insediamento di Volta Pianezza sulle pendici del Monte della Donna, di fronte a Castelpagano. Si tratterebbe di un antico borgo fortificato, posto a guardia della gola di accesso al Gargano, legato proprio ai Brancia. Il borgo fu abbandonato all'inizio del Seicento, gradualmente, per il trasferimento degli abitanti ad Apricena, probabilmente a causa della gran penuria d'acqua e in seguito il complesso fu soggetto allo sciacallaggio dei pastori locali che prelevarono le pietre della struttura per costruire i loro rifugi nella sottostante valle di Sant'Anna. tratto dal periodico Il Mosaico, ITAS - San Severo |
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